Risonanza magnetica aperta e claustrofobia


Claustrum: luogo chiuso che causa sensazione di disagio in molti. Paure ancestrali che si manifestano spesso per la prima volta durante la ese­cuzione di un semplice (ma spesso indispensabile) esame diagnostico quale è la Risonanza Magnetica. Persone normali che si scoprono ‘malate’ solo perché introdotte nel lungo e stretto tunnel della Risonanza Magnetica. Incubo di molti pazienti che spesso tentennano, ritardano la esecuzione dell’esame, proprio per evitare il disagio dell’in­serimento del proprio corpo nell’apparecchiatura diagnostica. Ci sono alternative? E’ possibile eseguire l’esame in maniera accurata con appa­recchiature diverse da quelle tanto temute per le caratteristiche del ‘magnete’?. Ne parliamo in questa intervista con il Prof. Paolo Pavone, esperto di Risonanza Magnetica, responsabile del reparto di Radiologia della Mater Dei di Roma.

Prof. Pavone, ci fa una breve descrizione delle apparecchiatu­re di Risonanza Magnetica?

Lavoriamo con la Risonanza già dal 1982. La prima apparecchiatura, dav­vero pioneristica, fu istallata dal Prof. Faroni, ed era un vero monumen­to alla tecnologia, un’apparecchiatura che oggi sarebbe degna di stare in un museo di archeologia industriale, ma per noi giovani radiologi fu qual cosa di sconvolgente, con il nostro gruppo coordinato dal prof. Buoni attraverso borse di studio della fondazione Limmat di Zurigo. Vedere per la prima volta l’interno del corpo umano con dettagli cosi esatti, in manie­ra non invasiva fu assolutamente illuminante: abbiamo passato molte domeniche a lavorare per scoprire le nuove frontiere che ci venivano offerte dalle immagini a livello del corpo e dell’encefalo. Era una macchi­na aperta, ma si capì presto che per avere risultati più validi in termini di dettaglio anatomico (e quindi in termini di verifica delle malattie), era necessario che il potente campo magnetico fosse contenuto e controllato in una apparecchiatura ‘chiusa, quasi un grosso ‘thermos che contiene elio liquido (vicino alla temperatura dello zero assoluto), dove le spire che generano il campo magnetico non incontrano resistenza (il fenomeno della superconduttività). I magneti superconduttivi sono quelli che attualmente forniscono le immagini di maggiore dettaglio e precisione e su queste apparecchiature si è sviluppato, negli ultimi trent’anni, l’imaging di precisione che ha cambiato il mondo medico, grazie alla diagnosi di malattie a volte addirittura misconosciute e permettendo una vera e propria Anatomia Patologica in Vivo.

E le apparecchiature Aperte?

Finora le apparecchiature aperte erano costituite da magneti cosiddetti ‘permanenti’. Basso campo magnetico va di pari passo con bassa qualità delle immagini. Vengono impiegate routinariamente, ma spesso per una iniziale valutazione diagnostica, da integrare eventualmente con altre indagini o con esami con apparecchiature ‘chiuse’.

Ma, a quanto abbiamo inteso, ci sono ora delle novità?

Infatti: le ditte che producono le apparecchiature di Risonanza Magnetica sono da sempre sensibili ai problemi di claustrofobia indotti dalle apparecchiature chiuse ed hanno lavorato per migliorare le tecnologie, senza ridurre, anzi incrementando la qualità diagnostica. La nuova generazione di magneti è stata introdotta poco più di un anno fa, e parliamo di Risonanza ad alto campo ed altissima risoluzione, superiore a quanto mai realizzato finora: i nuovi sistemi aperti vengono chiamati ‘Open Bore’, più simili ad una grossa TAC (che mai dà proble­mi di claustrofobia) che ad una Risonanza Magnetica di vecchio tipo. La prima apparecchiatura di questo tipo istallata in Italia è in attività da oltre un anno presso la Mater Dei (la seconda è istallata presso la cli­nica Igea di Milano).

Sono molti i pazienti che hanno apprezzato in questo primo periodo di attività la estrema facilità (ed anche velocità) con cui queste appa­recchiature eliminano i disagi legati alla claustrofobia (e, soprattutto, non si sviluppa la claustrofobia in soggetti altrimenti normali).

Ci sono altre caratteristiche che rendono particolare questa nuova Risonanza Magnetica?

Certamente le innovazioni tecnologiche non si sono limitate alla creazione del magnete ‘Open Bore: la nuova apparecchiatura ha una risoluzione assolutamente mai vista prima, superiore del 30­-40% rispetto a quanto finora prodotto. Ha la capacità di ‘vedere’ strutture millimetriche con una precisione ed una accuratezza netta­mente superiore, anche perché sfrutta le caratteristiche tecniche della Risonanza a 3 Tesla. Dopo un anno di esperienza clinica a farmi capire che abbiamo immagini migliori di quanto finora prodot­to sono i commenti dei colleghi medici: spesso chiedono ai pazien­ti di tornare ad eseguire gli esami di controllo presso la nostra strut­tura perché vogliono avere queste immagini di dettaglio delle sin­gole patologie.

Ci sono nuove applicazioni che state valutando?

Grazie alla altissima risoluzione riusciamo a vedere cose che difficil­mente potevano essere identificate con altre apparecchiature: mi rife­risco a studi di dettaglio dell’encefalo e della colonna, ma anche alla prostata (spesso riusciamo ad evitare anche la invasiva ecografia), alle immagini di ‘spettroscopia’, alle applicazioni in ambito ortopedico (immagini di precisione prima di decidere se intervenire o meno), all’imaging delle diramazioni nervose periferiche (il dr. Pacciani e’ un mago in questo campo e lavora con noi). Infine ricordo l’imaging di ‘diffusione’ dei linfonodi e dei noduli neoplastici: forse in un tempo non troppo lontano, nel follow-up oncologico, limiteremo l’uso della TAC e della PET (radiazioni significative!!) impiegando immagini di detta­glio ottenute in maniera del tutto innocua e non invasiva con Risonanza Magnetica.