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Sei in: Home / News / NEWS / Pillole di ioduro di potassio, perché non prenderle

Pillole di ioduro di potassio, perché non prenderle

14 Marzo 2022/in NEWS, news /da Valentina Guglielmelli

Gli attacchi dei russi alle centrali nucleari ucraine di Chernobyl e di Zaporizhzhia stanno alimentando la paura di ripiombare nel 1986 quando, a seguito del disastro del reattore della centrale nucleare di Chernobyl, una nube tossica radioattiva avvolse l’Europa. Proprio per questi ultimi avvenimenti in Ucraina, in alcuni Paesi europei, Italia compresa, è scattata la corsa compulsiva all’acquisto delle compresse a base di ioduro di potassio, un composto utilizzato per integrare una insufficiente apporto di iodio con la dieta e come ipotetico fattore di protezione in caso di emissioni di radiazioni. Ma gli esperti mettono in guardia dal fai-da-te e sconsigliano di assumere iodio senza reale necessità perché potrebbe avere effetti controproducenti e produrre scompensi alla tiroide. Inoltre, come indicato dall’Istituto Superiore di Sanità, in questo momento, la profilassi non è necessaria. E semmai si verificasse un’evoluzione di questo tipo, non servirebbero gli integratori ma bensì dei farmaci, la cui distribuzione spetterebbe alla Protezione Civile e alle Regioni.

Per capire meglio perché non bisogna assumere di propria iniziativa compresse di iodio senza una reale motivazione e quali danni possono causare, abbiamo parlato con il Professor Paolo Montera, specialista in Endocrinologia.

 

La parola più cercata in questi giorni su Google è “ioduro di potassio”, prof. Montera cosa sta succedendo?

«Il timore legato al possibile attacco russo nei confronti dei reattori nucleari, ha fatto scattare, purtroppo in maniera diffusa in tutta Europa, l’allarme irrazionale di approvvigionarsi di compresse di ioduro di potassio per cercare di limitare i danni da eventuali radiazioni nucleari. È bene capire, però, che parliamo di una reazione assolutamente irrazionale anche perché un eventuale incidente nucleare sprigionerebbe nell’aria anche altre sostanze radioattive come il cesio, il plutonio, l’uranio, il polonio, oltre allo iodio radioattivo i-131, che non possono essere controllate dalle compresse di iodio».

 

Perché lo iodio è così importante per la tiroide?

«Lo iodio è importante perché viene captato dalla nostra tiroide e utilizzato per produrre gli ormoni tiroidei. La tiroide è una ghiandola, situata alla base del collo, molto avida di iodio.
L’assunzione del medicinale a base di ioduro di potassio, è in grado di saturare di iodio la ghiandola tiroidea, impedendo così allo iodio radioattivo, se dovessimo venirne a contatto, di penetravi. Questo fenomeno di saturazione della ghiandola, però, è temporaneo, dura infatti 10-12 giorni, dopo di che si ristabilisce l’equilibrio, la ghiandola riprende a funzionare normalmente e quindi a captare iodio. Per questo non ha senso pensare a una assunzione continuativa di iodio con il rischio di esporsi a un sovraccarico e quindi a una intossicazione di iodio».

 

L’Istituto Superiore di Sanità ha tenuto a precisare che in Italia è raccomandato il solo utilizzo del sale iodato ed è sconsigliato il ricorso fai-da-te a preparati contenenti elevate quantità di iodio.

«L’uomo non è in grado di sintetizzare lo iodio e per questo motivo, per assumerne un adeguato apporto – pari a circa 150 microgrammi al giorno, che nelle donne in gravidanza e in allattamento deve raggiungere rispettivamente 220 e 250 microgrammi – deve farlo attraverso la dieta. Lo iodio assunto dal sale iodato è fondamentale per evitare il gozzo cioè la tireopatia nodulare e un maggior rischio di cancro della tiroide».

 

Quali sono gli effetti collaterali di un’assunzione inopportuna?

«Gli integratori in commercio possono arrivare fino a 225 microgrammi di iodio a compressa, che, presa tutti i giorni, può determinare una saturazione della ghiandola e portare a intossicazione. Chi ingerisce una grande quantità di iodio può sviluppare un ipotiroidismo ovvero il blocco funzionale della tiroide. A volte invece può instaurarsi una condizione di ipertiroidismo (Jod-Basedow); se il soggetto è portatore di noduli tiroidei, si può verificare la attivazione di questi noduli e quindi determinarsi una condizione di ipertiroidismo, diventando adenomi tossici che producono un eccesso di ormone tiroideo. Inoltre l’assunzione di quantità elevate di ioduro può dare altri sintomi come irritazione gastrica, lesioni acneiche sul viso, un sapore metallico in bocca, un aumento della salivazione».

 

Perché è importante evitare di assumere queste compresse?

«L’uso indiscriminato di questi prodotti è da sconsigliare. Non esiste una profilassi preventiva – non ci sono evidenze di efficacia nel lungo termine – e l’inibizione della captazione di iodio da parte della ghiandola è temporanea.
La situazione radioattiva comporta che lo iodio vada in sospensione nell’aria; con la pioggia cade contaminando il terreno e le falde acquifere. Mangiando alimenti contaminati, lo iodio radioattivo entra nel nostro organismo, ma effetti come il cancro o altre patologie, si verificano in media dopo 8-10 anni. Non c’è uno sviluppo immediato della patologia, infatti quando ci fu il disastro di Chernobyl nel 1986, in Italia abbiamo registrato un aumento del cancro alla tiroide nell’arco di tempo tra il 1998 e il 2012 (European Journal of Cancer). Prima che l’intero ciclo si completi c’è una latenza molto lunga, che rende inattuabile una profilassi a lungo termine. Inoltre non dobbiamo pensare solo alla tiroide; in caso di contaminazione, una fuga nucleare sprigiona nell’aria altre sostanze radioattive che possono modificare il DNA e causare effetti proliferativi a livello di altri organi e apparati come il sistema emolinfopoietico, sotto forma di leucemie, quello respiratorio, circolatorio o gastrointestinale».

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